Testamento biologico
Supplemento a Studi di teologia
Anno 2017
N. 15
Introduzione
Il tema del testamento biologico non può essere scollegato da una più ampia riflessione sul fine vita e l’etica evangelica ha una responsabilità di attivare un dibattito interno e pubblico. Fu proprio da qui che il nostro Centro Studi di Etica e Bioetica partì nel 2003 con il primo supplemento alla rivista Studi di teologia sul tema dell’eutanasia. Il documento allora pubblicato (“Eutanasia”, Studi di teologia – Suppl. N. 1 [2003] pp. 2-12) ha dato avvio a un non trascurabile fiorire di approfondimenti, dibattiti e prese di posizione sull’argomento in ambito evangelico, distinto dalle tendenze pro-eutanasiche della bioetica laica (fatte proprie anche dalla riflessione del protestantesimo storico italiano) e dalle rigidità vitalistiche del magistero cattolico (ora in parte “decentrate” e marginalizzate dalla bioetica di Papa Francesco)[1]. A distanza di quindici anni, questo fascicolo sul testamento biologico è più che mai opportuno, non solo per fare il punto della situazione, ma soprattutto in considerazione della recente approvazione della legge sulle “Disposizioni anticipate di trattamento” che le introducono in Italia. Quello che si leggerà qui dovrà opportunamente essere compreso come parte di un lungo itinerario.
Al di là di tante considerazioni che si possono fare sul testamento biologico, quale è la sua rilevanza culturale per un Paese come il nostro? E’ noto che nella cultura popolare la morte è ancora soggetta a molti ed imponenti blocchi paralizzanti. Per molte persone, parlare della morte è ancora un tabù culturale impastato di atteggiamenti superstiziosi e scaramantici. Affrontare poi la prospettiva della propria morte è un tema tenuto a distanza su cui si preferisce tergiversare e nutrirsi di menzogne. Una cultura che non aiuta a fare i conti con la morte è una cattiva cultura che ha bisogno di una riforma radicale. In questo senso, una visione del mondo deve saper coltivare il senso della finitudine della vita e l’apertura ad altre dimensioni di vita che vanno aldilà di quella biologica e fisica. La morte in generale e la propria morte, in particolare, devono essere sottratte a quell’area interdetta e riconsegnate ad una riflessione realistica e previdente.
In questo lavoro di riforma culturale, un ruolo importante può essere svolto dalla testimonianza cristiana di credenti pacificati con la propria morte, dall’azione pastorale delle chiese rivolta ai malati e dall’opera di centri culturali che promuovono una prospettiva cristiana su questi temi. L’introduzione legale del testamento biologico è allora un’opportunità per tematizzare non solo la morte in generale, ma la propria morte e di farlo senza isterismi, senza superficialità, preferibilmente nel contesto di comunità famigliari e/o di fede in cui prepararsi al passaggio che tutti dovremo affrontare.
Leonardo De Chirico
[1] Senza pretese di esaustività, vanno comunque segnalati: Cseb, “Chi può staccare la spina? Perché la si mantiene attaccata?” (24/10/2003): https://www.yumpu.com/it/document/view/15881750/chi-puo-staccare-la-spina-ifed; G. Riccioni, Il dibattito sull’eutanasia, Roma-Chieti, GBU 2004; la voce “Eutanasia” del Dizionario di teologia evangelica, a cura di P. Bolognesi, L. De Chirico, A. Ferrari, Marchirolo (VA), EUN 2007, pp. 262-263; A. Racca, Le dichiarazioni anticipate di trattamento. Analisi descrittiva delle varie posizioni in Italia e osservazioni critiche, Corso di Laurea in Scienze Bibliche e Teologiche, Facoltà Valdese di Teologia A.A. 2008-2009: https://www.personaedanno.it/articolo/le-dichiarazioni-anticipate-di-trattamento-antonio-racca; Commissione etica e società AEI, “Testamento biologico come strumento di responsabilità” (20/03/2017): www.alleanzaevangelica.org/index.php/news/ideaitalia-notizie/item/410-ideaitalia-nuova-serie-anno-i-n-3-20-marzo-2017; Commissione etica e società AEI, “Testamento biologico: vuoto colmato e obbiettivo raggiunto da presidiare” (18/12/2017): http://www.alleanzaevangelica.org/index.php/news/9-attualita-italia/521-testamento-biologico-vuoto-colmato-e-obbiettivo-raggiunto-da-presidiare.
Sommario
Articoli
Alessandro Piccirillo, Disposizioni anticipate di trattamento (DAT). Strumenti per comprendere e per decidere il fine vita
Studio critico
Antonio Racca, Per chi è la fine? Per chi l’inizio? Osservazioni sul documento N. 18 della Commissione bioetica delle Chiese battiste, metodiste e valdesi
Scheda
Modello di Disposizioni Anticipate di Trattamento
Segnalazioni bibliografiche
Rubrica
Vita del CSEB