Trapianti
Supplemento a Studi di teologia
Anno 2010
N. 8
Introduzione
Una delle domande centrali della bioetica contemporanea può essere riassunta così: all'aumento delle possibilità d'intervento tecnico sulla vita, vi sono parametri, orientamenti, indicazioni etiche che ne favoriscano l'utilizzo responsabile? Detto in altri termini: se cresce la capacità di trattamento/manipolazione, come cresce, se cresce, la capacità di penetrare moralmente le questioni in vista di azioni giuste da parte di soggetti consapevoli? I trapianti sono un classico esempio di tale problema.
Nati come esperimenti “fantasiosi” e all'insegna del fallimento causa rigetti ingestibili, sono ora una risorsa preziosa ed imprescindibile della medicina che apre scenari di speranza a pazienti che, nell'era pre-trapianti, ne erano privi. Nati con qualche scetticismo attorno a sé, si sono via via guadagnati il favore dell'opinione pubblica, tanto che non si registrano più obiezioni etiche significative. Anche le riserve di chi li problematizzava in quanto violatori dell'integrità del cadavere sono state abbondantemente superate. Il corpo morto ha giustamente perso l'aura di sacralità e d'inviolabilità a favore di una concezione più cristiana (quindi più laica) della vita che non assolutizza nulla, neanche il cadavere. I cristiani, poi, hanno avuto l'opportunità di pensare di nuovo al miracolo della resurrezione dei corpi promessa da Dio e di superare anche in questo modo una certa reticenza nei confronti della fruibilità degli organi umani.
Per le proprie esigenze di disporre di organi ancora vivi, i trapianti hanno costretto le nostre società a ripensare ai criteri di accertamento della morte. In pochi anni, il mondo si è adeguato ai nuovi parametri della “morte cerebrale”, superando quindi modalità secolari di accertamento della morte. I trapianti hanno anche spinto la coscienza contemporanea ad interrogarsi sul senso del dono di sé per il bene degli altri. Come gli antropologi hanno osservato, la rete sociale è basata sul dono e i trapianti hanno allargato il ventaglio di “oggetti” di scambio anche agli organi umani. Per non parlare della donazione del sangue che è diffusissima.
Ora, la medicina trapiantistica, sempre alla ricerca di un maggior numero di organi disponibili per soddisfare le esigenze delle liste d'attesa, esplora le possibilità degli xeno-trapianti o di modificare geneticamente gli animali per “prepararne” gli organi al trapianto su umani. Tutti questi processi culturali ed etici sono avvenuti in pochi decenni e sono ancora in fase di stabilizzazione.
Siamo allora di fronte alle sorti magnifiche e progressive della scienza umana? Non proprio. Come ogni impresa umana, anche i trapianti hanno il loro rovescio (inquietante) della medaglia. La ricerca di organi del mondo ricco ha aperto mercati e commerci illegali in cui soggetti vulnerabili sono “indotti” a vendersi per somme risibili o sono violati per soddisfare le esigenze di una medicina molto dispendiosa e globalmente élitaria. La diversa capacità economica dei pazienti ha introdotto squilibri d'ingiustizia nei criteri di allocazione e nella formazione delle liste di attesa. La volontà politica di allargare la base dei donatori ha fatto fare salti mortali logici e giuridici nel trasformare il silenzio dei più in assenso alla donazione. Una scelta molto personale è stata cambiata in un silenzio qualunque, stravolgendone il significato e la profondità.
Questi ed altri problemi intorno ai trapianti fanno appello ad una vigilanza etica sostenuta. Abbassare la guardia e la soglia dell'attenzione non è consentito a nessuno. L'etica ha la responsabilità di non dare per scontato alcun passaggio della medicina trapiantistica, ma di contribuire alla costruzione di norme condivise che siano in grado di fare i conti con la complessità delle situazioni e di formare persone che agiscano in modo responsabile.
Leonardo De Chirico
Sommario
Articoli
James R. Thobaben, Cultura del dono ed etica dei trapianti
Leonardo De Chirico, Trapianto del volto. Cosa può dire l'etica?
Documentazione
Trapianti d'organo. Un documento del CSEB
Studio critico
Quale morte per quali trapianti?
Rubrica
Vita del CSEB