Il ritorno dell’Apocalisse

 

Studi di teologia
Nuova serie
Anno XVIII 2006/1
N. 35

 

Introduzione

Per parafrasare una celebre definizione di Paul Ricoeur del simbolo, anche l’Apocalisse “dà a pensare” e continua a farlo. Una cosa che dà a pensare può essere oggetto d'interesse irrefrenabile e smanioso, oppure può essere rimossa, per imbarazzo o senso d'impotenza. Nella storia protestante, si è verificato più il secondo fenomeno del primo. L'ultimo libro della Bibbia è stato messo, per così dire, in quarantena.

E' notorio, a questo riguardo, il fatto che Calvino non abbia scritto un commentario all'Apocalisse, né l'abbia esposta in una serie di predicazioni come ha magistralmente fatto con molti altri libri biblici. La linea è stata così tracciata. Nella storia dell'interpretazione e della predicazione evangelica, pochi si sono cimentati con l'Apocalisse in modo complessivo e continuativo. Molti hanno preferito un uso selettivo, limitandosi a frequentare quelle sezioni più immediatamente spendibili (in genere, i primi e gli ultimi capitoli). La chiave di lettura è stata prevalentemente storicistica, con qualche applicazione alla "bestia" di turno, ma senza il tentativo di leggere nell'Apocalisse una vera e propria teologia della storia. L'approccio dell'evangelismo classico è stato segnato da una sorta di reticenza interpretativa. Il risultato di questa prolungata latitanza è stato che, in epoca moderna, dell'Apocalisse si sono occupati perlopiù i visionari e gli eretici, affascinati dall'intricata foresta di simboli su cui potevano sbizzarrirsi. Tra Ottocento e Novecento, il libro è stato consegnato alle speculazioni futurologiche dei vari millenarismi contemporanei e letto come il "quotidiano di domani" stampato in anticipo. Ancora oggi, nell'immaginario di molte persone, l'Apocalisse è una specie d'inquietante oroscopo sacro.

Ora, pur senza nulla togliere all'intrinseca complessità del libro, questa eredità tendenzialmente rinunciataria deve essere superata. Per motivi non banali. Come fa, infatti, la chiesa cristiana a confessare l'autorità della Scrittura ed essere eccessivamente evasiva su uno dei suoi libri fondamentali? Come può essere credibile la predicazione espositiva se si evitano scientificamente le parti più difficili dell'Apocalisse? Come può la visione cristiana essere nutrita da tutto il consiglio di Dio se vi sono prevenzioni inconsce nei suoi confronti?

La secolare negligenza non ha ragioni di essere perpetrata. L'Apocalisse è utile ad insegnare, riprendere, correggere ed educare il popolo di Dio dandogli una chiave di lettura della storia per testimoniare la vittoria dell'Agnello.

 Leonardo De Chirico


Sommario

Articoli

  • Gordon Campbell, “Chiavi di lettura dell'Apocalisse”

  • Gordon Campbell, “I temi dell'Apocalisse”

  • Walther Binni, “Alcune recenti tendenze interpretative dell'Apocalisse”

  • Leonardo De Chirico, “Usi e abusi dell'Apocalisse”

  • Nazzareno Ulfo, “L'apocalisse riconsegnata alla chiesa. Risvolti pastorali di una riapprovazione”

Rassegna

  • “Strumenti per lo studio dell'Apocalisse”

Sussidi

  • Andrea Ferrari, “Spunti omiletici su Apocalisse 4-5”

Scheda

  • Vern S. Poythress, “Millennio”

Segnalazioni bibliografiche