L’Europa delle religioni

 

Studi di teologia
Nuova serie
Anno XX 2008/2
N. 40

 

Introduzione

L'identità storica dell'Europa è profondamente religiosa in quanto le religioni hanno contribuito in maniera determinante a forgiare l'impasto del vecchio continente. Il discorso, tuttavia, non vale solo per il passato. Il presente ed il futuro dell'Europa dipendono, in misura considerevole, dalle religioni o dal confronto tra le religioni e con le religioni. L'Europa è un teatro regionale in cui le dinamiche religiose sono particolarmente complesse. La presenza delle chiese istituzionalizzate in affanno, le forti spinte della secolarizzazione, la crescente presenza dell'islam, la diffusione delle nuove spiritualità, … sono tutti fattori che contribuiscono a rendere l'Europa un laboratorio interessante. Quelle analisi che insistono sul declino religioso europeo sono riduttive. Ad esempio, un attento studioso come Philip Jenkins ha recentemente affermato a proposito della situazione europea: “il cristianesimo non è svanito, né sta estinguendosi. Ci sono segni intriganti di crescita all'interno della cornice secolare. Il continente non è il cimitero della religione, ma è un laboratorio di nuove forme di fede, nuove strutture di organizzazione e d'interazione. Alcuni dei segnali di crescita più incoraggianti riflettono le influenze del Sud del mondo” 1 . Aprendo la visuale anche alla presenza dell'Islam e di altre religioni, lo stesso Jenkins ha parlato dell'Europa contemporanea come del “continente di Dio” 2 . La presenza del religioso forse non si configura più secondo gli assetti del passato, ma ciò non vuol dire affatto che sia residuale.

In questo quadro fluido e contorto, quale responsabilità hanno gli evangelici? Tra le tante risposte possibili, ci sono alcune opzioni di massima riconducibili a tre espressioni: il ritorno alle radici, la salvaguardia della nicchia, la responsabilità dell'abitare.

Spesso si sente presentare il messaggio cristiano all'Europa come un invito pressante al “ritorno” a radici storico-culturali che hanno plasmato le società occidentali. Espressioni come “eredità cristiana”, “retaggio cristiano”, “radici cristiane” testimoniano un più o meno larvato senso di nostalgia del passato di fronte all'apparente scivolamento del continente nelle sabbie mobili del pluralismo religioso e secolarizzato. In Italia, il linguaggio del “ritorno” significa la riscoperta del cattolicesimo come fattore primario dell'identità italiana ed è un argomento molto usato da Benedetto XVI e dalla Conferenza Episcopale Italiana. Ha senso, per la testimonianza evangelica europea, presentare l'Evangelo come un “ritorno” al passato costantiniano?

La seconda tendenza è quella di difendere una posizione di “nicchia” culturale, al riparo dalle discussioni pubbliche e dalle responsabilità d'incidere sul “sistema” Europa. Ciò accade quando si coltiva un interesse per la difesa dei propri diritti di minoranza, al massimo si è sensibili sui temi della libertà religiosa, soprattutto quando le violazioni toccano da vicino. Quando la nicchia è minacciata, allora si innescano meccanismi protettivi. Forse c'è un sussulto in occasione di dibattiti su questioni di morale individuale o quando sono altre minoranze a rivendicare spazi pubblici e pari dignità. Per il resto, si osservano le dinamiche europee con una sorta di distacco e di estraneità consapevole, quasi si fosse sulla soglia dell'Europa e non nel vivo delle sue temperie. Può l'evangelo limitarsi a sorvegliare la riserva indiana dei propri (piccoli) interessi di gruppo marginale?

La speranza è che, oltre alla retorica del ritorno e al rintanamento nella nicchia, vi sia un'altra possibilità di essere evangelici in Europa. Gli evangelici non possono accontentarsi di far parte della coreografia religiosa del continente senza apportarvi il sale e la luce dell'evangelo: sono chiamati ad abitare responsabilmente il continente accondiscendo il movimento del regno presente e veniente. Abitare l'Europa deve mettere in gioco le vocazioni profetiche, sacerdotali e regali dei credenti in Gesù Cristo (1 Pt 2,1-10). Essere profeti significa proclamare pubblicamente l'evangelo (tutto il consiglio di Dio) in tutte le sedi, in tutte le modalità legittime, da parte di tutti i cristiani. L'annuncio evangelico è sempre accompagnato dalla denuncia dell'idolatria; quindi il profeta europeo non sarà schiavo del “politicamente corretto”, ma servo della giustizia. La vocazione profetica passa anche attraverso l'apertura al dialogo ed al confronto, senza reticenze e sconti rispetto alla verità dell'evangelo, ma con il condimento della compassione per il prossimo. Abitare l'Europa da sacerdoti significa pregare per il continente ed essere operatori di riconciliazione sciogliendo le matasse aggrovigliate della cultura e ricucendo i tessuti slabbrati della società. Le chiese evangeliche europee hanno senso se sono luoghi sacerdotalmente attivi in cui si intercede con passione, si vive in modo autentico la realtà della riconciliazione e si agisce in vista della shalom di tutto il continente. Svolgere il ministero regale significa presidiare la libera sovranità di ciascuna sfera (persona, famiglia, corpi intermedi, imprese, chiese cristiane, istituzioni religiose non cristiane, scuola, stato, stati, …) lavorando affinché, ad ogni livello, la responsabilità di tutte le sfere sia rispettata e messa nelle condizioni di contribuire al meglio al bene comune. L'Europa non può diventare un super-stato che assorbe in sé una parte più o meno sostanziosa di sovranità dei soggetti statuali, associativi, personali, ecc., esautorandone la legittima sovranità e ingerendo nelle loro attività. Per questo è necessario pensare in termini rinnovati ad una geometria istituzionale dell'Europa imperniata sulla sovranità di sfere 3 .

L'Europa è stata e sarà (anche) delle religioni. Molte agenzie religiose hanno progetti ambiziosi e rivendicano egemonie. L'Europa è una nuova babele-babilonia. Eppure, vivendo profeticamente, sacerdotalmente e regalmente, i discepoli di Gesù Cristo potranno mettersi nella scia del movimento di Dio affinché, anche in Europa, cresca il terreno che troverà cittadinanza nella nuova Gerusalemme con la forza gentile della grazia.

Leonardo De Chirico


Sommario

Articoli

  • Gordon Showell-Rogers, “Evangelici in Europa tra passato e futuro”

  • Mats Tunehag, “Libertà religiosa e libertà di espressione in Europa”

  • Tiziano Rimoldi, “Nominatio Dei, radici cristiane e processo costituente europeo”

  • Lidia Goldoni, “Religioni e insegnamento della religione in Europa”

  • Paul Wells, “Essere una minoranza: sfide e opportunità”

Studio critico

  • Leonardo De Chirico, “L'Europa di Ratzinger”

  • Davide Bolognesi, “Un Islam europeo?”

  • Giuseppe Rizza, “Il relativismo in Europa”

Sussidi

  • “Risorse per un'agenda evangelica europea”

Segnalazioni bibliografiche