Idoli tra noi

 

Studi di teologia
Nuova serie
Anno XXII 2010/2
N. 44

 

Introduzione

Cos'è un idolo? “E' qualsiasi cosa più importante di Dio, qualsiasi cosa che assorbe il cuore e l'immaginazione più di Dio, qualsiasi cosa a cui chiedi ciò che solo Dio può dare”. Con altre parole, è “ogni valore non assoluto che viene reso assoluto e rivendica di essere il centro della vita”. Le definizioni dell'idolatria date dei teologi sono variazioni sullo stesso tema: idolatra è la pratica che divinizza ciò che è creaturale o che assolutizza ciò che è contingente o che attribuisce prerogative divine a ciò che fa parte del mondo creato o che accorda carattere ultimativo a ciò che è semmai, più modestamente, penultimo. Ogni comprensione teologica dell'idolatria altro non è che un'esegesi o una parafrasi o una variazione di Romani 1,23.

Interrogarsi sulla definizione d'idolatria è solo una tra le tante chiavi d'accesso alla questione. La fenomenologia dell'idolatria è tanto grande quanto il mondo e tanto estesa quando sono le parti del mondo. Virtualmente ogni cosa che è stata creata può trasformarsi nel suo mostro idolatrico. Ogni buona cosa che Dio ha creato, all'interno di una cornice segnata dalla rottura dell'alleanza causata dal peccato, può diventare il suo alter ego idolatrico. Sesso, potere e denaro sono le cose che vengono immediatamente in mente, ma la lista è lunga e articolata al suo interno. Ogni sfera della vita personale, familiare, istituzionale, culturale, sociale, ludica, lavorativa, politica, relazionale, artistica, … è infestata dalla tentazione di trasformarsi in un ricettacolo di idoli. Gli idoli personali non sono meno rilevanti degli idoli istituzionali. Il cuore dell'uomo è una catena di montaggio costante di idoli così come la cultura è una fucina di idoli che plasmano e distorcono la vita della nazioni. Con la consueta penetrazione spirituale, Calvino scrive: “lo spirito dell'uomo è sempre stato una fabbrica di idoli” ( Ist. I.XI.8). In questo senso, la vera linea di demarcazione tra gli uomini non è quella che passa tra credenti e non credenti, ma tra credenti ed idolatri. Inoltre, anche per i credenti, il rischio del risucchio idolatrico è una minaccia sempre presente. Il credente, salvato dagli idoli, è costantemente esposto al pericolo del cedimento idolatrico. Non a caso, il celebre avvertimento: “guardatevi dagli idoli” (1 Gv 5,21) è rivolto ai figli di Dio.

Le immagini bibliche dell'idolatria sono molto varie. Spaziano dal modello coniugale in cui uno dei coniugi tradisce la relazione con un amante, al modello politico in cui i sudditi tradiscono la lealtà dovuta al loro re. Ciò che l'idolatria mette in gioco, al di là delle varie immagini, è la contestazione dell'esclusività di Dio in quanto Dio. All'idolo non piace che Dio sia Dio. Per questo cerca di sovvertire la realtà, autonominandosi dio e cercando di ridurre il vero Dio ad un fantoccio. L'idolatria è un assalto a Dio e un tentativo di ri-creare la realtà incentrandola su un competitore. L'attacco avviene su tutti i campi: l'idolo si presenta come salvatore e signore, fonte di benedizione e di sicurezza, in grado di gestire il futuro e di garantire la prosperità. L'idolo usurpa i titoli di Dio e letteralmente prende per il naso coloro che gli si affidano. Scimmiotta ogni attributo di Dio, atteggiandosi a reale sostituto di Dio e chiedendo per sé devozione e sacrificio. L'idolo è una perversa contraffazione di Dio.

La “nomination” idolatrica è reale nelle sue conseguenze catastrofiche, ma nulla nelle sue implicazioni effettive. La Bibbia oscilla tra la denuncia degli idoli come il pericolo più devastante per la vita e la derisione degli idoli come simulacri vuoti ed inconsistenti. La vocazione cristiana si muove quindi tra la presa sul serio degli idoli e la loro canzonatura, tra la rigorosa applicazione delle regole d'ingaggio della battaglia spirituale e la coraggiosa denuncia della bufala dell'idolatria. L'idolo si presenta come qualcosa/qualcuno di grande, ma dietro di lui non c'è niente. Millanta prerogative divine, ma è piccolino e sconfitto. Spaccia una droga che promette mari e monti, ma la sola cosa che produce è una dipendenza distruttiva. E' un fantoccio senza credibilità, senza garanzie, senza affidabilità. Il dramma è che attrae e seduce, soggioga e ammalia. Salvo poi uccidere.

Quali sono i fronti dell'idolatria su cui essere vigili? La risposta è semplice: TUTTI. La lista degli idoli da cui guardarsi è lunga. Alcuni hanno dimensioni macro, altri micro. Alcuni sono radicati nelle istituzioni, altri sembrano essere fluttuanti nei mondi virtuali. In ogni caso, siccome ogni fronte della vita è un brodo di coltura dell'idolatria, tutta, ma proprio tutta la minestra dell'esistenza è a rischio di inacidimento. Tradizionalmente, gli evangelici hanno impiegato la categoria ed il linguaggio dell'idolatria per interpretare le pratiche religiose del cattolicesimo romano. Hanno visto molte espressioni della devozione e della spiritualità come intrinsecamente idolatriche. Bene. Devono continuare a farlo perché le varie dulie (per non parlare dell' iperdulia mariana) sono costitutivamente a rischio idolatrico e, almeno nella percezione evangelica, sempre e già al di là della soglia idolatrica.

La dimensione religiosa, in senso stretto, è solo un campo in cui si manifesta l'idolatria. E' necessario ampliare la capacità di leggere la realtà mediante la chiave di lettura dell'idolatria, estendendola a tutta la vita, la propria in primo luogo. Questo esercizio elasticizza il discernimento, stimola la penetrazione spirituale della realtà, incoraggia a vedere sé stessi ed il mondo con le lenti della Scrittura. “Non avere altro Dio al di fuori di Dio” è l'idolicida per eccellenza che libera dalla devastazione del peccato e apre spazi di vita davvero abbondanti.

Leonardo De Chirico

T. Keller , Counterfeit Gods , New York , Dutton 2009, p. xvii.

M. Halbertal – A. Margalit , Idolatry , Cambridge , Harvard University Press 1992, pp. 245-246. Scrivendo da una prospettiva ebraica, gli AA. sono tuttavia consapevoli che definire l'idolatria è un'impresa impossibile data la sua complessità e la molteplicità di sfumature. L'ampiezza della loro analisi spazia dalla Scrittura alla comprensione dell'idolatria da parte di pensatori moderni come Hume, Marx e Wittgenstein.


Sommario

Articoli

  • Michael Ovey, “Idolatria e parodia spirituale”

  • Giuseppe Rizza, “Passioni, idoli e cultura. L'idolatria come chiave di lettura culturale”

  • Leonardo De Chirico, “L'idolatria in bioetica”

Rassegna

  • Leonardo De Chirico, “I mille volti dell'idolatria in alcune opere recenti”

Sussidi

  • Schemi omiletici per una serie di predicazioni sull'idolatria”

Documentazione

  • Tertulliano, “Dell'idolatria”

Segnalazioni bibliografiche