Laboratorio della predicazione

 

Studi di teologia
Nuova serie
Anno XXV 2013/1
N. 49

 

Introduzione

Dimmi cosa e come si predica e ti dirò in che stato versa la chiesa. Banalizzando un po’, ma non troppo, potrebbe essere questa una domanda che permette di tastare il polso della vita spirituale di una chiesa. Oltre ad essere una delle condizioni di esistenza della chiesa, la predicazione è uno dei termometri dello suo stato di salute. Più essa è fedele alla Scrittura, votata alla missione ed adeguata al contesto, più la chiesa sarà nelle condizioni spirituali per far risuonare la sinfonia della Parola di Dio piuttosto che amplificare la cacofonia del chiacchiericcio del mondo. Più essa è una priorità nella vita della chiesa, più il percorso di quest’ultima troverà binari liberi che la faranno scorrere nelle vie del servizio piuttosto che impantanarsi nell’ingranaggio delle comunità religiose.

Il fatto è che la predicazione non “accade” in modo casuale. Pur rimanendo totalmente nella sfera della libera e sovrana azione di Dio che può far parlare gli asini (Nm 22,28) e scrivere con delle dita sui muri (Dn 5,5), la predicazione richiede ordinariamente dei ministeri suscitati dallo Spirito Santo e riconosciuti dalla chiesa che si dedichino ad essa come ad una vocazione impegnativa. Se lo Spirito Santo non può essere manipolato o costretto a svolgere la sua opera, la chiesa può invece essere aiutata, sostenuta ed incoraggiata a formare e a far formare predicatori degni di tale nome. Ogni chiesa locale è il luogo per eccellenza ed il contesto biblicamente “naturale” dove scovare, provare e far crescere i predicatori. Il riconoscimento della centralità della singola chiesa, tuttavia, non deve dar luogo ad atteggiamenti ecclesiologicamente autarchici come se ogni chiesa locale fosse autoreferenziale e autosufficiente alle mille sollecitazioni che gravano su di lei.

La realtà è che, proprio nella formazione dei predicatori, la chiesa locale è spesso chiamata ad affrontare una sfida più grande dei propri limiti. Nella dipendenza dallo Spirito Santo, quindi, la chiesa cercherà forme di sinergia e di collaborazione all’interno delle risorse disponibili nel popolo di Dio per fare fronte all’esigenza di curare la gestazione prima e l’irrobustimento poi dei predicatori. Così, mentre ogni chiesa è primariamente responsabile della predicazione dell’evangelo, solo la messa in “rete” delle chiese e tra le chiese potrà risultare utile nell’impresa di individuare e nutrire coloro che annunciano la Buona Notizia di Gesù Cristo. Ciò riduce lo spazio del fatalismo evangelico di chi pensa che la dipendenza dallo Spirito Santo esautori la responsabilità delle chiese nel campo della formazione, ma spazza via anche l’illusione del pressapochismo evangelico che ritiene che qualche nozione biblica e qualche trucchetto della comunicazione siano sufficienti per fare un predicatore. La formazione dei predicatori rimane un campo di tensione in cui s’intrecciano l’azione sovrana dello Spirito Santo nel distribuire i suoi doni come vuole e l’amministrazione coinvolgente e partecipata della grazia di Dio che ogni chiesa deve far fruttare.

Alla luce di tutto ciò, è utile porsi alcuni interrogativi concreti per monitorare il grado di assimilazione di questa responsabilità: nella vita ordinaria della chiesa, quali spazi sono disponibili per saggiare la chiamata di eventuali predicatori? Quali percorsi formativi sono attivati o incoraggiati per la loro crescita? Quali risorse sono messe a disposizione per la formazione permanente dei predicatori?
Con questi interrogativi aperti, i saggi e gli strumenti che pubblichiamo in questo fascicolo possono fungere da opportuno corroborante alla riflessione e all’azione. Essi costituiscono l’ossatura portante del “Laboratorio della predicazione” che, dal 2010, il nostro Istituto organizza per far fronte all’urgenza di avere specifiche iniziative formative per predicatori.

Anche se il clima seminariale dei lavori e la gioiosa fatica del lavoro personale e di gruppo non possono essere riprodotti completamente nella forma scritta, questi materiali danno un’idea dello spessore del lavoro svolto e possono essere utili anche ad un pubblico più vasto. Nel corso degli anni, la nostra rivista ha sempre avuto nello sfondo la necessità di fornire strumenti di lavoro per predicatori. Con articoli, schede, rassegne, sussidi e segnalazioni bibliografiche ha cercato di offrire ai predicatori quell’aggiornamento necessario ad ogni ministero cristiano che si rispetti. Alcune volte, poi, Studi di teologia ha affrontato il tema della predicazione in modo specifico, riscontrando un elevato interesse.1 Sulla scia di questa tradizione, inserita nella più ampia offerta del nostro Istituto, il “Laboratorio della predicazione” ha un potenziale significativo per fungere da ricostituente, energizzante e fluidificante spirituale. Ne va della salute della chiesa.

Leonardo De Chirico


Sommario

Articoli

  • Leonardo De Chirico, “Il perimetro della predicazione”

  • Pietro Bolognesi, “La preparazione del sermone”

  • Nazzareno Ulfo, “Modelli omiletici nella storia”

Note

  • Giacomo Ciccone, “Predicazione sul web”

Sussidi

  • Schede sulla predicazione

Strumenti

  • Schemi omiletici

Exempla

  • Testi di sermoni

Segnalazioni bibliografiche