L’eredità di Losanna (1974-2014)

 

Studi di teologia
Nuova serie
Anno XXVI 2014/2
N. 52

 

Introduzione

Ci sono eventi che, nel tempo, si caricano di uno spessore simbolico più grande del loro mero dato storico. Per la Chiesa cattolica, ad esempio, il Concilio Vaticano II (1962-1965) è il riferimento in assoluto più importante del XX secolo e non solo. Per il movimento ecumenico, la costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese ad Amsterdam (1948) è un passaggio miliare nell’istituzionalizzazione dell’ideale conciliare. Per il mondo evangelico, il Congresso di Losanna per l’evangelizzazione del mondo (1974) e il Patto di Losanna uscito da quell’assise sono come stelle polari nel firmamento evangelicale. Questa galassia di chiese, agenzie missionarie, opere diaconali, ecc., che risponde al nome di evangelicalismo, pur essendo fortemente convergente sulla sostanza della visione teologica, per la sua stessa conformazione movimentista e trasversale non possiede molti riferimenti simbolici comuni nel proprio immaginario. L’idea che spesso se ne ricava all’esterno è allora di un coacervo molto frastagliato e frammentato di chiese, gruppi, individualità, tutti procedenti in ordine prevalentemente sparso. La medesima percezione è molto spesso introiettata dagli stessi evangelicali che non riescono ad aprire la propria visuale alla realtà storica e globale della chiesa e coltivano un’identità micro-tribale più che nutrita dall’appartenenza al popolo di Dio.

 Questa rappresentazione delle cose è solo in parte rispondente alla realtà. E’ vero che l’evangelicalismo è per certi versi sfuggente e liquido. Tuttavia, oltre all’unità sostanziale nell’evangelo, vi sono per lo meno due poli aggreganti che hanno storicamente provato a intessere una filigrana unitaria nel popolo evangelicale. Da un lato, l’Alleanza Evangelica (nata nel 1846) è un’istituzione “leggera” che è diventata un riferimento spirituale di importanti settori dell’evangelicalismo. Dall’altro, Losanna è un richiamo alla visione evangelica comune: una visione fortemente ancorata all’eredità biblica della Riforma protestante (autorità della Scrittura, unicità di Cristo), alle enfasi dei Risvegli evangelici (necessità della conversione ed opera dello Spirito Santo), posta di fronte alle sfide della contemporaneità (pluralismo, globalizzazione, ingiustizia sistemica) in una combinazione missionaria e collaborativa. Per certi versi, l’Alleanza assomiglia più ad un “hardware” e Losanna ad un “software” dell’evangelicalismo, anche se la metafora non va assolutizzata. Di fatto, l’evangelicalismo ha bisogno di entrambe per essere efficacemente operativo e non essere risucchiato nel vortice dei cambiamenti in corso.

 Nel linguaggio evangelico, Losanna evoca un congresso per l’evangelizzazione (1974) che ha dato una svolta nella vita dell’evangelismo contemporaneo. Evoca anche un movimento che si è sviluppato ed è proseguito in numerosi convegni, documenti e in due successivi congressi (Manila 1989 e Città del Capo 2010). Evoca uno spirito contrassegnato da una visione della missione olistica e collaborativa. Di fatto, dopo Losanna, “l’evangelicalismo non è stato più come prima”[1]. Quindi siamo in presenza di una “eredità” di grande rilievo. Infatti, il “secolo breve” dell’evangelicalismo si era aperto con il Risveglio pentecostale (1904) e il Fondamentalismo (1909-1915) e si è chiuso con l’inizio del Movimento di Losanna (1974-sino ai nostri giorni). I primi due eventi hanno provato ad animare il movimento evangelico secondo la guida della Spirito Santo (contro l’anti-soprannaturalismo ed il razionalismo) e ad incardinarlo sulla fedeltà alla Parola di Dio scritta (contro il liberalismo). Questi due binari, Spirito e Parola biblica, hanno avuto talvolta la tendenza ad essere vissuti in modo divaricato o tangente. Losanna li ha riuniti, fecondati e fatti germogliare, riuscendo a costruire una piattaforma tanto biblicamente fondata quanto pneumatologicamente dinamica.

 Interrogarsi sull’eredità di Losanna a quarant’anni dal Congresso e dal Patto significa, dunque, fare i conti con uno dei pochi eventi e simboli che hanno coagulato e compattato il movimento evangelicale sulla base di una identità teologica votata ad una visione missionaria locale e globale.

 Cosa fare di una simile “eredità”? La parabola dei talenti (Matteo 25,14-29) ci ricorda che, nei confronti dei doni di Dio tale quale è Losanna, ci sono due possibilità: sotterrarli per nasconderli o investirli per farli fruttare. L’impressione è che gran parte del mondo evangelico italiano debba ancora prendere coscienza dell’esistenza di una simile eredità. Per questo, un lavoro di capillare alfabetizzazione su Losanna deve essere fatto. La scoperta di una “ricchezza” straordinaria non potrà che sollevare cuori spenti ed incoraggiare chiese appesantite. Occorre dissotterrare Losanna dall’oblio evangelico, farle posto in mezzo a tanta chincaglieria evangelica che luccica assai ed è ingombrante, ma che spesso si rivela essere una misera e deludente patacca. Losanna è un vero talento. Bisogna imparare a valorizzarla quale evento topico, forse il più alto, della storia evangelica contemporanea, familiarizzarsi con la sua visione, impratichirsi con i suoi documenti, assimilarne lo spirito e viverlo con coraggio ed umiltà. Solo facendo così, si potrà far fruttare questa eredità preziosa vivendola nelle chiese e nella società.

 Losanna è anche un’eredità viva, in divenire, pulsante. Non è un monumento statico, né un patrimonio museale rigidamente definito, ma ha uno “spirito” che continua ad alitare. Come tutte le eredità umane, è a rischio di erosione, dilapidazione ed annacquamento. Bisognerà vigilare perché tale eredità non segua il declino di tanti movimenti spirituali iniziati con grandi entusiasmi e poi inabissatisi nel mare del compromesso e dell’indistinzione. Losanna non è esente da questi pericoli. Come eredità viva, va mantenuta in vita ed alimentata nel segno dell’evangelo. Anche questo sarà un modo per impedire che questo talento venga miseramente disperso, ma continui a portare frutto per la gloria di Dio.

[1] B. Stanley, The Global Diffusion of Evangelicalism. The Age of Billy Graham and John Stott, Nottingham, IVP 2013, p. 179.

Leonardo De Chirico


Sommario

Articoli

  • Jean Paul Rempp, “La traiettoria storica del Movimento di Losanna”

  • Giacomo Ciccone, “Losanna (1974) e la ricostruzione della relazione tra evangelizzazione e responsabilità sociale”

  • Leonardo De Chirico, “Manila (1989) e la cattolicità della missione”

  • Giuseppe Rizza, “Città del Capo (2010): l'integrità della missione e il discepolato totale”

  • Pietro Bolognesi, “Ciò che Losanna dice alle chiese”

Rassegna

  • Leonardo De Chirico, “Losanna tra passato, presente e futuro”

Segnalazioni bibliografiche