La giustificazione per fede oggi

 

Studi di teologia
Nuova serie
Anno XXVII 2015/1
N. 53

 

Introduzione

Un crocevia è un luogo dove si incrociano più strade. Prendendone una si percorre una direzione; prendendone un’altra si va da tutt’altra parte. Anche se in prossimità del crocevia le differenze sembrano essere minime, quasi impercettibili ed apparentemente recuperabili, le traiettorie disegnate portano ad esiti molti distanti gli uni dagli altri. Ad ogni crocevia è importante prendere la strada giusta. La giustificazione per fede può essere pensata come un crocevia della fede cristiana. A seconda di come la si creda e la si professi, la si viva e la si testimoni, il cristianesimo che risulterà ne sarà fortemente impregnato. Lungi dall’essere una dottrina oltremodo cavillosa ed appartenente all’antiquariato teologico, essa fornisce l’orientamento decisivo per il vissuto della fede, tanto ieri quanto oggi.

 La giustificazione per fede si trova in un’importante intersezione del messaggio fondamentale della Bibbia. “Come potrebbe il mortale essere giusto davanti a Dio?” si chiedeva Giobbe (9,1), individuando la domanda essenziale a cui tutta la Rivelazione biblica risponde annunciando la storia della salvezza. In altre parole, la giustificazione per fede rende conto di come il Dio trino faccia grazia all’umanità peccatrice e come la salvi dal suo giusto giudizio. Non un piccolo dettaglio teologico, ma la cornice pattizia entro cui avviene il dramma della salvezza. Che sia l’articolo di fede su cui la chiesa intera sta in piedi o cade, è una convinzione che oggi è posta in discussione. In ogni caso, se si decentra la giustificazione dall’orizzonte della fede ci si condanna ad una cattiva interpretazione dell’evangelo a rischio di totale fraintendimento della buona notizia. Senza una visione biblica della giustificazione per fede, si è in presenza di un “altro” evangelo.

 Essa è anche un crocevia per fare i conti con un punto essenziale della storia della chiesa.  L’apostolo Paolo era convinto che sulla giustificazione si giocava uno snodo fondamentale del messaggio cristiano, così come Martin Lutero e gli evangelici di ogni tempo. Specularmente e per ragioni ovviamente molto diverse, anche il Cattolicesimo romano del Concilio di Trento e del Vaticano I ha ritenuto che la giustificazione fosse una cartina al tornasole dell’impianto complessivo della fede cristiana. Sia sull’asse Wittenberg-Ginevra, sia sull’oltre Tevere, la giustificazione è stata considerata il modo in cui fare i conti con i termini dell’accessibilità della grazia di Dio manifestata nell’opera di Gesù Cristo alla croce e alla resurrezione, in vista del giudizio finale. Se non si affronta in modo serio la giustificazione per fede non si capirà nulla della storia della chiesa, dagli inizi sino ad oggi, passando naturalmente dalla Riforma protestante del XVI secolo. Mancherà infatti una chiave interpretativa delle dinamiche dottrinali e spirituali che hanno attraversato i secoli e hanno forgiato l’assetto del cristianesimo soprattutto occidentale. Oggi, nel clima ecumenico attuale che tutto smussa e tutto relativizza, sono in corso esercizi sofistici per smorzare gli angoli spigolosi della giustificazione e per trasformarla in un indistinto contenitore teologico dove ognuno mette ciò che vuole. In vista del V centenario della Riforma nel 2017, con tutta la retorica sul superamento delle divisioni a cui già stiamo assistendo, sarà quindi necessario soffermarsi sulla giustificazione per provare a capire l’operazione ecumenica in corso volta ad un suo sostanziale oltrepassamento. L’ecumenismo trova in essa un ingombro all’anelito unitario e sta cercando di ricomprenderla in un’ottica tanto ampia ed inclusiva da snaturarne il significato biblico radicale.  

 Infine, la giustificazione è centrale per la vita cristiana, per il vissuto della fede. “Giustificati per fede abbiamo pace con Dio” (Rom 5,1). Non c’è affermazione più lapidaria e più vertiginosa di questa che descriva lo stato di fatto di chi è entrato nella shalom di Dio. Non stupisce che gli evangelici di ogni tempo abbiano insistito su questa dottrina, considerandola strategica non per le dotte disquisizioni dei teologi, ma per la quotidianità dell’esperienza di fede dei singoli credenti e delle chiese. Nella giustificazione trovavano conforto e sprono, incoraggiamento e sobrietà, certezza e vigore. Oggi assistiamo sempre più ad una fede evangelica svuotata d’interesse per la giustificazione per fede. Sono altre le parole della fede che risultano accattivanti e alla moda. Senza un’adeguata fondazione sulla giustificazione per fede, tuttavia, la vita cristiana comincia a produrre piccole crepe nel proprio muro. Inizialmente trascurabili, esse diventeranno fenditure sempre più profonde che metteranno a repentaglio la stabilità biblica della fede. Anche per questo, è necessario ripassare costantemente al crocevia della giustificazione per verificare il tasso di evangelicità della fede professata.

 Leonardo De Chirico


Sommario

Articoli

  • Edmund P. Clowney, “La dottrina biblica della giustificazione per fede”

  • James I. Packer, “La giustificazione nella teologia protestante”

  • Douglas Kelly, “La giustificazione e la "nuova prospettiva" su Paolo”

  • Pietro Bolognesi, “Giustificazione per fede e pastorale”

  • La giustificazione come questione ecumenica irrisolta

Segnalazioni bibliografiche