Sguardi sulla consulenza biblica
Studi di teologia
Nuova serie
Anno XXXVI 2024/2
N. 72
Introduzione
La consulenza applicata alla vita cristiana è un termine diventato tanto consueto anche nei circoli evangelici quanto sfuggente nei suoi contorni. Quando nel 1987 la nostra rivista se ne occupò per la prima volta,[1] già registrava una diversificazione di pratiche e significati nel mondo evangelico.[2] A distanza di quasi quarant’anni, molta acqua è passata sotto i fiumi della consulenza, si sono nel frattempo consolidate proposte e percorsi,[3] ma le questioni sono semmai diventate ancora più complesse e sfumate. Già la denominazione composta può dar luogo a qualche riflessione. Consulenza “pastorale” l’associa strettamente al ministero pastorale o alla cura pastorale. Consulenza “cristiana” è più generica ma non meno ricca possibili interpretazioni. Consulenza “biblica” stabilisce una relazione stretta con la Scrittura, ma lascia aperto il modo in cui essa viene istruita. E poi: consulenza o counselling? Italianizzato o lasciato nella lingua angloamericana da cui le maggiori influenze del settore vengono?
Qualche lettore noterà che, rispetto al fascicolo del 1987 che si occupò della consulenza denotandola come “pastorale”, questo richiama invece la consulenza biblica. La differenza non va sovraccaricata di significato, ma nemmeno considerata semplicemente legata alla scelta di un sinonimo o termine equivalente. Mentre tutti gli approcci cristiani alla consulenza vogliono essere biblici (altrimenti non sarebbero nemmeno cristiani!), la consulenza biblica si riferisce a qualcosa di più di un pur importante collegamento alla Scrittura. Nel corso degli ultimi decenni, si è via via caratterizzata come un orientamento all’interno del più ampio ventaglio di scuole e correnti della consulenza.
Cos’è la consulenza biblica? Per iniziare a rispondere alla domanda, si può parafrasare una celebre espressione: “follow the books”. Da diversi anni, ormai, esistono decine di libri su temi legati alla consulenza biblica di Paul Tripp,[4] David Powlinson (1949-2019), Ed Welch, Robert Jones, Lou Priolo (1954-2023)[5] pubblicati da case editrici quali ADI-Media, Alfa & Omega, Passaggio e Coram Deo. Poi, la collana “Risorse per cambiare” sempre delle edizioni Alfa & Omega è composta di strumenti la cui provenienza è associabile alla consulenza biblica. Sul piano istituzionale, il riferimento primario ma non esclusivo negli USA è la Christian Counseling & Education Foundation (www.ccef.org/) accompagnata da una serie di enti di accreditamento per l’esercizio della professione in ambito ecclesiastico e/o secolare.
Tutto questo florilegio di opere è, a suo modo, figlio e nipote dell’opera di Jay Adams (1929-2020)[6] che ha gettato i semi di quella che poi è diventata una corrente della consulenza, denominata “biblica” per l’appunto. Adams è stato l’iniziatore di quel movimento di consulenza biblica che, dagli Anni Sessanta in avanti, ha cambiato il panorama della consulenza evangelica partendo dagli Stati Uniti e propagandosi in tutto il mondo. Prima come pastore poi come professore di teologia pratica al Seminario di Westminster di Philadelphia (dal 1963) e poi in California (dal 1982), Adams ha insegnato, scritto, animato conferenza, creato istituzioni e reti per promuovere la consulenza biblica. Adams ha pubblicato più di cento titoli in inglese, ma è uno di quegli autori che, in realtà, hanno pubblicato un solo libro nella vita che poi hanno sviluppato, esteso, discusso in molti altri, ma non discostandosi dai temi portanti del primo. Competent to Counsel (1970) è l’opera principale di Adams, riprodotta in tantissimi altri titoli affini.
In un tempo in cui la pastorale evangelica aveva preso la strada della “integrazione” nelle scuole psicologiche principali della cultura secolarizzata (in particolare quelle di Freud, Rogers e Skinner), Adams ebbe l’intuizione grazie alla quale la consulenza cristiana non doveva essere una noticina a piè pagina della psicologia secolare, ma avere il coraggio di fondarsi sulla visione biblica del mondo. Questa visione doveva prendere come punti di riferimento non la concezione dell’uomo, del disagio psichico e dei rimedi propri di terapie umanistiche, ma quella biblica secondo cui siamo creature peccatrici bisognose della redenzione di Cristo in ogni aspetto della vita, compresa quella della nostra interiorità. Da qui nasceva l’appello a prendere la Bibbia sul serio anche nella consulenza e non di accontentarsi ad appiccicare qualche versetto biblico a pratiche psicologiche riduttive e fuorvianti perché contrarie alla prospettiva biblica o troppo riduttive e superficiali per essere veramente efficaci.
Senza correre il rischio di diventare auto-referenziale e sempre attingendo alle risorse della “grazia comune”, anche la consulenza deve essere centrata sulla visione biblica della persona: avere la Bibbia come testo di riferimento, la creaturalità come cornice antropologica, la dottrina del peccato come chiave di lettura dei problemi, l’opera di Cristo come pista di guarigione olistica, la chiesa come comunità sanante entro la quale riscoprire e sperimentare l’umanità redenta. Questo approccio ha liberato la consulenza da una certa soggezione nei confronti della psicologia secolare e ha permesso a tanti credenti di impegnarsi nella consulenza senza scimmiottare le narrazioni delle scuole psicologiche. L’impostazione di Adams, affinata dai discepoli e dai colleghi, è ora riverberata in tanti organismi e tante pubblicazioni che hanno messo al centro la “consulenza biblica” che si differenzia dai tentativi di integrare pezzi di fede dentro una tela che è determinata dalle scuole psicologiche alla moda.
Detto dell’area comune, all’interno della consulenza biblica permangono altresì numerose aree di discussione dove il dibattito è in corso e dove si possono trovare sfumature diverse. Esse possono essere individuate nelle seguenti:
il dialogo con le scienze umane (praticato con taglio critico in svariate gradazioni);
il grado di apertura all’uso degli psicofarmaci (di pertinenza medica, certamente, ma con quale avallo teologico-spirituale e con quali criteri?);
la concezione ed il vissuto della sofferenza (senza ricorrere a schemini semplicistici che la fanno sempre ricondurre al peccato personale o alla conseguenza di errori commessi);
gli accenti soteriologici nella consulenza (l’ancoraggio alla giustificazione come termine a quo, l’importanza della santificazione progressiva come termine ad quem, la cornice complessiva dell’unione con Cristo).
In questo fascio di questioni in parte consolidate ed in parte aperte, questo fascicolo si inserisce con un duplice e modesto obbiettivo. Primo, mettere a fuoco un movimento nel campo della consulenza che, tramite i libri più sopra richiamati, ha già una discreta circolazione e visibilità nell’Italia evangelica. E’ un invito ad assumere uno sguardo d’insieme oltre la specificità dei singoli titoli o autori. Secondo, favorire un ulteriore avanzamento non solo della consapevolezza a livello dell’informazione sulla consulenza biblica ma dell’assimilazione del suo sguardo sulle questioni della consulenza stessa. Se la consulenza non è strutturalmente saturata di sapienza biblica, non solo superficialmente o versettologicamente, il suo contributo sarà più un capitolo della grazia comune che uno strumento in grado di portare dinamiche propriamente redentive. Inoltre, la consulenza biblica, pur essendo al servizio del ministero pastorale, non è di pertinenza esclusiva di anziani/pastori, ma invita alla cura reticolare tra i credenti, nello specifico della maturità di ciascuno.
Leonardo De Chirico
[1] “Lineamenti di consulenza pastorale”, Studi di teologia N. 19 (1987).
[2] Ben altra attenzione e competenza richiederebbe la mappatura del mondo della consulenza presente nel mondo laico e cattolico. Nel primo ci sono indirizzi plurimi e nel secondo c’è una crescente attenzione al “pastoral counseling”, testimoniato da centri di formazione quali, tra gli altri, l’Istituto Studi e ricerche di pastoral counseling, il Centro camilliano di formazione, il Pontificio Istituto di spiritualità Teresianum, il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, l’Istituto Salesiano Universitario di Venezia. E’ un mondo in continua evoluzione.
[3] In Italia, nel mondo evangelico hanno preso piede l’Associazione di consulenti cristiani (https://www.acc-italia.org/) e la rete FIRA (Formazioni Impronta e Relazione d’Aiuto: https://www.fira-italia.it/). Ampliare lo sguardo in Europa e nel mondo richiederebbe uno sguardo ben più ampio.
[4] Alcuni titoli in italiano: Strumenti nelle mani del Redentore, Caltanissetta, Alfa & Omega 2011; La sofferenza, Bigarello (MN), Passaggio 2020; Sessualità redenta, Bigarello (MN), Passaggio 2022; Genitori cristiani, Roma, ADI-Media 2017; con T.S. Lane, Relazioni, Roma, ADI-Media 2015; Essere leader, Porto Mantovano (MN), Coram Deo 2022; Matrimonio, Porto Mantovano (MN), Coram Deo 2023.
[5] In italiano, tra gli altri: Un marito completo, Caltanissetta, Alfa & Omega 2007; La rabbia nel cuore, Caltanissetta, Alfa & Omega 2009; I presupposti del counseling biblico, Caltanissetta, Alfa & Omega 2009; Istruirli con diligenza. Come usare le Scritture nell’istruzione dei bambini, Caltanissetta, Alfa & Omega 2011.
[6] Di Jay Adams esiste solo un libro, peraltro minore, in traduzione italiana: Vivere Cristo in famiglia, Roma, Associazione Verità Evangelica s.d.
Sommario
Articoli
Jim Newheiser, La consulenza biblica: definizione e presupposti
D. Clair Davis, La consulenza biblica tra Jay Adams e David Powlison
David Powlison, Gli idoli del cuore: la “fiera delle vanità”
Ricerca
Gioele Di Bartolomeo, Quale consulenza nella chiesa? Un confronto critico tra i diversi approcci nella realtà evangelica italiana
Scheda
Valeria Marzano, Metafore bibliche per la consulenza