“Sfide teologiche della transizione ecologica”. Le Giornate teologiche 2022
Giunte alle 37a edizione, le Giornate teologiche dell’IFED di quest’anno hanno avuto come tema “Sfide teologiche della transizione ecologica”. Si tratta di una frontiera che è una specie di mantra della società contemporanea. Esse includono la questione ambientale, le trasformazioni economiche e sociale, i mutamenti culturali che sono attesi per far fronte alla crisi del modello di sviluppo senza limiti che ha portato al deterioramento degli equilibri dell’eco-sistema e alla necessità di transitare verso modalità sostenibili. La partita è imponente. La cultura evangelica osserva passivamente o è portatrice di capacità di ascolto e di interlocuzione, se non anche di contribuzione alla discussione?
La convinzione che sottende le GT è che la visione evangelica del mondo sia radicata e ampia, in grado di interpretare la transizione ecologica alla luce del patrimonio della fede biblica. Il supplemento N. 20 a Studi di teologia è appena uscito ed è dedicato proprio alla “Transizione ecologica”. Nel “Documento finale” delle GT la transizione ecologica è inquadrata in chiave biblica e opportunamente prolungata anche in opportune direzioni applicative per la vita delle chiese evangeliche.
Come tradizione, le GT hanno avuto un oratore internazionale, diverse relazioni correlate e un paio di confronti anche con voci non evangeliche. Il prof. Craig Bartholomew (Kirby Laing Institute for Christian Ethics, Cambridge, GB) ha tracciato i contorni della teologia della creazione, lente con la quale il pensiero evangelico si avvicina alla transizione ecologica. Nell’ottica biblica la creazione è collegata alla nuova creazione. Non si tratta solo di guardare all’inizio ma anche al compimento della creazione, realizzato dal Padre, creatore del cielo e della terra, dal Figlio, Salvatore del mondo, e dallo Spirito Santo, soffio della vita.
Gianluca Piccirillo ha illustrato i contenuti dei documenti evangelici sulla cura del creato pubblicati nelle Dichiarazioni evangeliche I e II. Si tratta di una riflessione che inizia negli Anni Settanta e ha conosciuto un certo sviluppo nel corso dei decenni. Certamente, gli evangelici non arrivano a digiuno quando si parla di etica dell’ambiente, anche se il cammino è in itinere. Una tavola rotonda ha messo in luce alcuni punti contenuti nel “Documento finale” delle GT, soprattutto la necessità di pensare la transizione ecologica entro griglie bibliche capaci anche di tradursi in elaborazioni culturali e stili di vita all’insegna della sobrietà evangelica. Lucia Stelluti ha affrontato il tema dell’ambiente a rischio ecolatria. Uno dei rischi contemporanei è di elevare a idolo l’ambiente dimenticando che Dio solo è Dio. Il pensiero evangelico è, per definizione, anti-idolatrico e quindi portatore di anticorpi culturali in grado di valorizzare (senza assolutizzare) l’impegno per il creato.
Come si diceva, due sono stati i momenti di confronto con voci non evangeliche. Nel primo l’ex-ministro Edo Ronchi ha illustrato le sfide della transizione ecologica mostrando dati e tabelle che indicano una situazione in rapido peggioramento. D’altra parte, pur il dibattito attuale usando termini quali “modello rigenerativo”, “conversione ecologica”, “riforma dei modelli” e “responsabilità” (che sono parte della cultura biblica) non è sempre in grado di avere le categorie culturali adatte per attuarli, visto che se ne appropria senza capirne le scaturigini spirituali. Nel secondo momento di confronto, l’economista Marco Frey e Giuseppe Rizza hanno dialogato proprio sulla grammatica culturale che è imprescindibile per la transizione ecologica. Partendo dall’esame della “sostenibilità” (altra parole chiave del dibattito), è emerso quanto l’analisi della situazione e le ricette suggerite possano essere anche molto articolate ma spesso negatrici dell’importanza della dimensione religiosa quale collante imprescindibile della cultura. Ad esempio, se alla Cina chiediamo di de-carbonizzare la produzione, ma non la libertà religiosa, gli obbiettivi della transizione ecologica non saranno raggiunti.
Come recita il “Documento finale” delle GT, la “transizione ecologica” è una direzione che ci accompagnerà nei prossimi decenni e comporterà cambiamenti nell’economia, nella politica, nella cultura e nella società. Non è solo questione di avere una maggiore “sensibilità ecologica”, ma di transitare verso un sistema di vita che faccia dell’ecologia il suo centro irraggiante. Data la rilevanza “epocale” e globale, la cultura evangelica non può praticare l’indifferenza o il disinteresse verso la TE e nemmeno forme di pigro parassitismo rispetto all’“ecologia integrale” del cattolicesimo romano, ma deve mettere in campo il meglio del suo patrimonio teologico e coinvolgere al massimo il suo corpo ecclesiale per affrontarla in modo biblicamente responsabile. La TE è una sfida per testarne la capacità di rispondere al mandato che il Signore Gesù ha lasciato alla chiesa di prendersi cura del mondo nell’ottica dell’evangelo. Le GT sono state un importante tassello per affrontare tale responsabilità.